La data tradizionalmente fissata per l’istituzione della confraternita è il 1412. Ne attesta comunque l’antichità la citazione del cardinale Stefano Durazzo, che nel 1654 lo definisce “Oratorio de Disciplinanti”. A differenza di altre fondazioni confraternali, che erano state ospitate in cappelle di chiese e conventi, è probabile che fin dai suoi inizi, il sodalizio di Sant’Alberto si sia costruito il suo oratorio. La rappresentazione più antica dell’edificio è nella Pianta dell’acquedotto di Genova realizzata nel 1729: vi si vede distintamente “Sant’Oberto” a fianco della chiesa di San Siro, ben più piccolo però dell’oratorio attuale, ingrandito poi, nella seconda metà dell’Ottocento, quando il piccolo edificio originario fu prolungato verso il piazzale, rifacendone al contempo la pavimentazione dell’unica navata e, nel 1897 – 1898, la solenne facciata neoclassica. L’intitolazione ad Alberto, santo eremita venerato a Sestri Ponente dove visse e morì, nacque certamente dall’antico itinerario di collegamento fra Struppa e Sestri, che dalla Salita alla Costa di Sestri, tuttora visibile, portava, attraverso Begato, Fegino e Borzoli e le valli del Bisagno e del Polcevera, fino a Sestri. Questo storico collegamento è attestato anche dall’esistenza di due frazioni di Sestri e di Struppa dall’identico nome: Panigaro. Alla devozione a Sant’Alberto si associò ben presto nell’oratorio quella di Sant’Antonio Abate, tradizionale protettore dei contadini. Dopo la soppressione totale delle confraternite, decretata nel 1811 da Napoleone, l’oratorio fu riaperto con decreto del 20 giugno 1814 e Sant’Alberto tentò di recuperare le proprie autonomie devozionali e amministrative.
È con lo stesso spirito che l’aveva vivificata per più di cinquecento anni che il 20 novembre 1973 – dopo due decenni di temporanea chiusura – la Confraternita di Sant’Alberto rinasce. In un inventario dei suoi beni, datato 1914, si trova anche l’origine delle sacre funzioni; si nota una consonanza tra ciò che documenta la tradizione e ciò che testimonia ancora la realtà odierna, esplicitata già nel verbale del dicembre 1973, in cui emerge il desiderio dei confratelli di celebrare in oratorio le feste di sant’Antonio Abate, sant’Alberto eremita e di Maria Immacolata.
Ristabilite le feste, restaurati i Crocifissi e consolidate le strutture, i confratelli -riappropriatisi così delle proprie tradizioni- dovevano ora riaffacciarsi alla vita attiva, fatta di processioni, di liturgie e di impegno nella vita parrocchiale.
Risulta fervente la partecipazione ai raduni diocesani e nazionali e alle processioni; ma è con la festa parrocchiale della Casaccia, la prima domenica di settembre, che la Confraternita è protagonista. Già nel 1974 l’allora parroco, don Antonio Vidinich, concorda la partecipazione dei crocifissi per la processione che percorre le vie del paese dai suoi confini fino al suo cuore, il sagrato dell’Abbazia.
In questi anni si sono avuti i felici appuntamenti di due giubilei – in occasione degli Anni Santi del 1975 e del 2000 è stato portato il Cristo Moro a Roma – e due pellegrinaggi con le Confraternite della Val Bisagno al santuario di Nostra Signora di Lourdes. È diventata ormai tradizione, dopo una casuale disponibilità offerta, quella di presenziare con la croce confraternale alla Via Crucis cittadina, presieduta dal Cardinale Arcivescovo.
Ed è proprio la storia sempre uguale a se stessa e sempre diversa a far leggere gli eventi della Confraternita di Sant’Alberto, ancorata da un lato alla tradizione, ma capace – dall’altro- di incarnarsi in un presente che propone ogni volta istanze diverse alle quali i confratelli hanno saputo e devono continuare a dare adeguata risposta. Nate infatti col preciso compito del mutuo soccorso, le confraternite vivono nell’ultimo secolo una realtà nuova, che esige ancora la capacità di mettersi al servizio dei poveri. Così inserita nel solco della pastorale parrocchiale di San Siro di Struppa, la confraternita vive la carità sulle nuove linee di un mondo globalizzato. È così che muovendosi su cerchi concentrici, la Confraternita opera nel servizio di Mensa Poveri per i senzatetto della città, ma ugualmente collabora col Centro Vicariale d’Ascolto, dando così al pane di Sant’Antonio sbocco sulle nuove povertà. Accanto alla linea tradizionale, si è aperto anche un varco di nuove iniziative che vedono la Confraternita organizzare la Befana e la Pentolaccia per i bambini della parrocchia e allestire un grande presepe in oratorio. Inoltre in questi anni la parrocchia di San Siro vive un’esperienza di carità con la diocesi di Kabinda e le suore salesiane di Mumbai. Congo e India, allora, sono le nuove frontiere della povertà che bussano oggi alla porta di questi confratelli, per aprire vasti orizzonti dove sia possibile ancora vivere la carità, nell’autentico spirito confraternale.